ECONOMIA E FINANZA NELL'ANTICA ROMA

 

 

 

 

Dalla repubblica ad Augusto si assiste ad una evoluzione continua in funzione del progresso politico-militare compiuto, divenuto via via più organico, fino a raggiungere il suo apogeo con l'impero.

"Quies gentium”(1), il sommo bene che non soltanto è la pace, ma qualcosa di più complesso: è a un tempo sicurezza, libertà, regolare andamento della cosa pubblica; strettamente connesso col fattore economico è il fenomeno tributario.

La necessità di una organizzazione tributaria condizione prima per il benessere della cosa pubblica è rispecchiata nel detto di Tacito “nec quies gentium sine armis, nec arma sine impensis, nec impensa sme tributis haberi queunt”. - La “quies”, dunque va mantenuta con le armi che non soltanto le legioni disperse come erano in gran parti in coorti e in piccoli presidi, ma significano polizia organizzata efficiente in ogni provincia e in ogni cittadina, forza e tutela di una magistratura accorta e preparata.

Anni, spesa principale dello Stato romano; e poi opere pubbliche, scuole, mantenimento degli impiegati, importazioni. Più tardi Roma sottomesse tutte le nazioni ricche e la conquista di quelle barbare e povere diviene un onere; e un'altra spesa dello Stato è rappresentata dalle condizioni di favore concesse al loro commercio, dai finanziamenti, dagli assegni pagati ai capi.

Per coprire le spese e tutelare la pubblica tranquillità occorre far capo a varie spese di entrate, la cui costituzione subisce una notevole evoluzione di pari passo coi tempi dalla Repubblica all'impero.

Sono secoli d'incubazione: periodo duro, non sempre fortunato, denso di guerre non tutte vinte, con una economia prevalentemente agricola e pastorizia con commercio limitato, scarsi scambi e le importazioni. La ricchezza espressa in proprietà terriera, era accentrata nelle mani dei pochi appartenenti alla classe dirigente.

Con le leggi agrarie non mutò sostanzialmente il sistema economico legato oltre che al fattore sociale a tutti gli altri fattori di ordine politico.

Anche il sistema tributario era impostato in maniera molto schematica. -

Le due entrate principali erano:

-           reddito del demanium come entrata ordinaria

-         il tributum, entrata straordinaria.

Il demanio, come entrata ordinaria consisteva nella terza parte delle terre conquistate che spettava di diritto allo Stato. - Terre in parte date in affitto a privati per lo più patrizi) e i canoni pagati costituivano la sola entrata regolare dello Stato romano. Le terre non affittate potevano essere vendute; le somme ottenute servivano per i bisogni straordinari. Il                        tributum, quale entrata straordinaria, invece era una imposta sul capitale destinata a coprire le spese di guerra. - Questa imposta eccezionale però finì di regolarità, dovendosi ricorrere al tributum sempre più spesso sia per le frequenti guerre che depauperavano l'erario, sia per compensare la diminuita consistenza del demanio pubblico in conseguenza delle leggi agrarie. Gli stessi cittadini romani erano disposti lungo una scala di valori sociali determinati grado per grado dall'importanza del loro censo. Lo strato più basso era costituito dagli "humiliores", gente senza capitali denunciabili o comunque non valutabili; al di sopra di costoro gli "honestiores" i borghesi del tempo cui il possesso di almeno 5.000 sesterzi, mentre "l'ordo" costituisce un grado più elevato; comincia così l'ordine equestre i cui membri posseggono 400.000 sesterzi. Il punto di partenza dell'economia romana dei capitali era il prestito molto curato quanto il commercio dell'usuraio di professione e del cambia valute o banchiere già avanzato con il commercio d'oltre mare, l'aumentata importanza dei dazi portuali italiani nel ramo delle finanze.

Lo Stato romano sorvegliava a mezzo dei suoi ufficiali il commerciante che entrava in rapporti con lui. - Il mercante straniero alla frontiera aveva l'obbligo di notificarsi ai "comes commerciorurn" e secondo alcuni storici, sembra che allo stesso venisse perfino data la scorta, tali limitazioni erano dettate da motivi politici. - Le ragioni della stretta rigorosa sorveglianza dei confini erano per tante ragioni di sicurezza, militari e fiscali, come la chiusura delle frontiere stesse erano indicate soprattutto dal timore dello spionaggio. - Infatti l'attraversamento clandestino era punito con la morte e la confisca.

Ove sussistevano sospetti di contrabbando i poteri degli organi di confine si riassumevano in visite, ispezioni e controlli sui mezzi di trasporto, sui bagagli, delle merci e ad esibire gli oggetti di valore portati dalla persona.

Il transito dalla frontiera delle merci soggette ai diritti di confine stabiliva a favore dello Stato il diritto dell'imposta. La "bolletta" rappresentava il documento che certificava il pagamento dei tributi doganali e merci al seguito del viaggiatore.

Cesare pervenne ad una radicale trasformazione l'intera amministrazione di Roma e dell'impero delle terre conquistate, cosa resa possibile da una altrettanta profonda riforma della struttura finanziaria per cui il tesoro centrale "aererium" venne collocato con i tesori delle provincie. Dette l'avvio alla costituzione del "fiscus", all'ordinamento delle entrate dello Stato. -Cominciò la più grande rivoluzione della struttura monetaria. Le monete auree di Cesare e dei suoi successori dall'allora in poi si difiusero fino in Scandinavia, in India, Ceylon nell'Africa orientale e conosciute anche in Cina.

Notevoli flirono le riforme interne, lù ridotto il numero dei cittadini che avevano il frumento gratuito. Fu repressa l'usura. - Diede un forte stimolo al commercio e questo a sua volta fù facilitato dal perfezionamento e dall'enorme aumento della circolazione monetaria, costituita non solo da pezzi d'oro e d'argento, ma anche dalle nuove monete di ottone (orichalcum) giallo e di rame rosso di valore nominale superiore a quello intrinseco che venivano coniate a Roma a Lione ed in altre località.

Cesare aveva imposto, fra l'altro, che tutte le discussioni svolte al Senato venissero registrate e pubblicate giorno per giorno; così nacque il primo giornale, si chiamò "acta diurna" e fii gratuito perché affisso ai muri per consentire la lettura a tuffi i cittadini.

La moneta ~ecunia) ci riporta ad una era in cui il baratto era predominante ed il bestiame serviva da unità di misura; monete tanto d'argento quanto di rame e talvolta d'oro venivamo coniate nel tempio di "Juno" moneta. La moneta d'argento più importante era il '1denarius" su cui erano incisi "Bellone e i Dioscuri".

Quando ricchezze cominciano ad affluire a Roma dai Paesi vinti e da queste ricchezze scaturisce un generale benessere, per quanto mal distribuito, la situazione economica subisce in pochi decenni un radicale mutamento che non si era mai registrato.

La proprietà terriera perde d'importanza e comincia a distribuirsi con un certo equilibrio, sia per effetto delle leggi agrarie, sia anche perché non più ambita dalla classe dominante propensa alle più impegnative e lucrose cure del governo dei paesi conquistati, concedendo in usufrutto ai cittadini quei terreni conquistati durante le guerre.

La riscossione delle imposte non era fatta da agenti del fisco nominati dallo Stato, bensì da appaltatori, quasi tutti dell'ordine equestre che formavano fra loro grandi società. Essi avevano un dirigente generale, eletto dall'assemblea che risiedeva a Roma e durava in carica soltanto un anno. La pressione tributaria generale e i sistemi di accertamento e riscossione delle imposte non erano vessatori. - L'eccezione del flinzionario e dell'appaltatore disonesto non intacca l'equilibrio col quale le disposizioni legislative e regolamentari erano impartite.

Emblematico il caso di Gaio Verre, Governatore della Sicilia, rubò tanto da dover risarcire i siciliani; accusato da Cicerone che pronunciò due orazioni contro di lui ed altre 5 ne scrisse, Verre condannato per spoliazioni compiute a sua discolpa sostenne "che il governatore doveva trarre tre fortune dalla sua provincia: una per pagare i suoi difensori, una per corrompere i giurati nell'evitabile processo e una terza per sé".

Nel campo tributario vi fùrono conformi grandi mutamenti e innovaziom:

- controllo dello Stato sul commerciQ, sulle importazioni ed esportazioni in conseguenza degli accresciuti traffici;

- progressiva diminuzione dei proventi del demanio, abolizione del tributum in conseguenza dell'afflusso di ricchezza dai paesi conquistati.

L'erario romano ebbe in questo periodo un importante nuovo cespite; "lo stipendium'1, cioè il tributo delle nazioni vinte, pagato periodicamente in aggiunta all'indennità di guerra pagate una volta tanto e al bottino in oro e in opere d'arte, costituito all'atto della conquista.

Nel corso del l° secolo a.C. le entrate dello Stato erano così distribuite:

 

Entrate ordinarie

- ciò che restava del demanio pubblico;

- i proventi dei demani provinciali;

- i diritti sui pascoli;

- le imposte annuali pagate dai provinciali (stipendium);

- i diritti doganali jus filateaticum);

- i diritti sulla miniere, sui corsi d'acqua, porti, canali.

 

Entrate straordinarie

- indennità di guerra dei popoli vinti;

- bottino in denaro ed opere d'arte;

- multe e confische;

- imposte del 5% ad valorem sugli schiavi affrancati.

Augusto col supremo potere pone mano a riordinare la cosa pubblica non solo a Roma e nell'Italia, ma anche nell'Impero, distribuendo la Italia in 12 regioni.

Il dorninio dei romani si estendeva dall'Eufrate all'Oceano Atlantico, dai confini dell'Etiopia e dell'Africa fino al Danubio e al Reno e si divideva in province ed in regni tributari e federati. - Questi ultimi gradualmente diventavano provmce romane perché la politica era quella di trasformare in provincia ogni regno tributario senza far colpi di forza della dinastia regnante per legarlo, incorporato nell'Impero stesso conservando le loro tradizioni, i loro usi e una certa autonomia giudiziaria, aminiri~strativa economica e commerciale.

Le spese per l'esercito permanente rappresentavano un onere non indifferente per lo Stato, Augusto per far fronte ad esse, istitui un erario militare alimentato da una tassa indiretta sulle vendite; sui beni trasmessi in eredità e sulle donaziom. La prima gravava suo popolo le altre sulle classi abbienti.

Le maggior spese dovute al mantemmento di un grande esercito permanente e di una grande burocrazia sollecitarono Augusto ad incrementare l'economia monetaria sull"'aureus" la moneta dei ricchi e sui "denarius" destinata ai minuti commercianti.

Roma era il più grande mercato del mondo e la principale via del commercio, allora era il mare sul quale si affacciavano generalmente i grandi mercati e sul continente un'ampia rete di strade costituiva un comodo deflusso ed afflusso delle merci che giungevano anche dai paesi più remoti.

In Italia vi erano molte grandi fiere e mercati locali specie nelle zone di più antica civiltà, ma tutto confluiva generalmente su Roma.

Augnsto provvide a che lo Stato s'inserisse nella vita pubblica controllando il commercio di alcuni prodotti, facendo nascere, i monopoli (sale, zolfo, ecc.) fece eseguire un nuovo catasto con perfezionati sistemi di rilevamento; viene allargata la sfera delle imposte indirette istituendo l'imposta entrata sul prezzo degli oggetti venduti. Nella sfera dell'imposizione diretta, l'imposta fondiaria e mobiliare compensò la diminuzione dei proventi del pubblico demamo.

                        P.S. - (Il sistema imperiale era finanziato principalmente da due tipi di tasse dirette, il        "testatico" (tributum capitis) e l'imposta fondiaria, di esse la seconda rivestiva un'importanza fondamentale dal momento che l'economia del mondo romano era ancora basata sull'agricoltura).

 

Importante innovazione tu quella della capitazione di una imposta personale proporzionale, che ogni capo famiglia doveva pagare sul reddito accertato ordinando in tutto il territorio dell'impero periodici censimenti durante i quali ogni famiglia doveva presentarsi al suo paese di origine e dichiarare i propri redditi.

E' appunto durante uno di questi censimenti fiscali, nell'anno 749 di Roma che Gesù Cristo nasce a Betlem.

Durante l'operazione del censo quinquennale i cittadini nell'esporre le loro generalità complete, erano tenuti a dichiarare sotto giuramento i loro beni di fortuna sui quali poteva gravare, con decisione senatoriale il tributo.

Le finanze dello Stato, oltre agli uffici centrali in Roma, avevano nelle province uffici periferici (tabularia) dove si conservavano i registri della popolazione, cioè del tributo personale in relazione al censo, i registri del catasto che erano per quell'epoca ngorosamente aggiornati.

Nell'organizzazione dei tributi c'è ancora l'impronta del genio innovatore di Augusto, così le entrate dello Stato quindi, erano le seguenti:

 

Entrate ordinarie

- l'imposta fondiaria e mobiliare;

- la capitazione, ossia il tributo personale che gravava su ogni capo famiglia in proporzione al censo;

- i proventi dei demani pubblici e provinciali, ancora diminuiti rispetto al periodo repubblicano, in seguito alle concessioni fatte ai veterani, ma bilanciati dell'imposta fondiaria;

- i monopoli sul sale, sul cinabro, sullo zolfo;

- i diritti doganali;

- una specie d'imposta entrata del 5% sul prezzo degli oggetti venduti e del 2% (e più tardi del 5%) sul prezzo degli schiavi venduti;

- una tassa sulla esposizione e sul trasporto merci;

- una tassa a carattere politico, sul celibato.

 

Entrate straordinarie

- una tassa di successione del 5% sulle eredità;

- il 5% sul valore degli schiavi affrancati;

- i proventi dalle multe e dalle confische;

                  -  i beni vacanti, ossia le eredità dei delunti intestate, che venivano di diritto assorbite dallo Stato;

                 - i lasciti privati dell'imperatore;

- l'oro coronario, ossia i doni offerti dall'imperatore a titolo d'onore, in occasione di vittorie, anniversari.

 

Inoltre di pari passo con la riforma amministrativa delle province e con la riforma tributaria augustea, il tesoro dello Stato venne diviso in tre gruppi:

l'aerarium - che continua a dipendere dal Senato ed era amministrato dai Questori;

- il tesoro militare - di cui disponeva solo l'imperatore, nella sua qualità di capo dell'esercito, a mezzo dei Questori e Magistrati di nomina imperiale.

Il fisco crebbe notevolmente d'importanza nei tempi dell'impero tanto che qualche anno dopo, anche il demanio e le dogane, tolte alla cura del Senato, passarono sotto l'amministrazione della burocrazia statale.

Non da molto, infatti ci è stato consentito il penetrare e comprendere una gente distante nel tempo, ma quanto mai vicina per affinità di ansie e di problemi   particolarmente   sotto   l'aspetto   economico-finanziario dell'organizzazione della cosa pubblica. - Quanti secoli sono passati da allora per restituire al cittadino l'ambito riconoscimento dell'onesto procedere e dell'assetto giuridico di quella romanità di cui tanti popoli sono debitori.

 

 

 

                                             Mario Canessa