Conferenza dibattito sul
futuro dei servizi di salute mentale
Il 9 dicembre 2004, presso la Circoscrizione 4 del Comune di Livorno, si è tenuta una conferenza dibattito sul futuro dei servizi di salute mentale. La conferenza è stata organizzata dall’A.Vo.Fa.Sa.M., Associazione di Volontariato dei Familiari per la Salute Mentale, in collaborazione con l’Associazione Mediterraneo, l’U.F.S.M.A, Unità Funzionale Salute Mentale Adulti, e l’azienda USL n. 6 di Livorno.
La conferenza è stata aperta dalla signora Margherita Mecacci, presidente dell’A.Vo.Fa.Sa.M. che ha dichiarato che la sua associazione è sostenitrice della legge 180 sulla chiusura dei manicomi. Durante la conferenza è stato presentato un libro scritto dal Dr. Renato Piccione, uno di quelli che ha costruito la psichiatria come la conosciamo oggi. Il Dr. Piccione ha iniziato a lavorare a Gorizia, poi ha lavorato a Trieste con Basaglia e infine a Roma, dove le cliniche private avevano un potere economico e politico. Il Dr. Piccione ha partecipato a parecchi comitati sulla legge 180. Egli ci ha regalato una serie di lavori dimostrando sempre coraggio. In questo libro c’è il confronto coi modelli della medicina basata sull’evidenza e vi vengono trattati i rischi di neomanicomializzazione dovuti al fatto che le istituzioni possono sempre ridiventare barriere.
Ha preso poi la parola il Dr. Piccione dicendo che, a proposito del manuale presentato, prevedere il futuro può aiutare a capire il presente ed il passato.
Se osserviamo quello che è avvenuto tra il ‘600 ed oggi si può dire che il fenomeno “follia” è stato gestito da varie istituzioni. Si è partiti dagli Istituti di segregazione per passare poi ai manicomi facendo un passo avanti perché finalizzati alla cura. Poi si è passati ai Servizi psichiatrici di comunità e, in Italia, al Dipartimento di Salute Mentale. Si può pensare che in futuro ci sarà una nuova Istituzione, ma occorre una deistituzionalizzazione cronica che non riguarda solo la chiusura dei manicomi, ma l’abolizione di leggi. Per esempio un reparto di diagnosi e cura con due pazienti legati non è niente di diverso da un manicomio.
Per quanto riguarda l’aziendalismo, ha continuato il Dr. Piccione, esso ha creato anche dei problemi perché una cosa è produrre delle automobili, una è produrre la salute.
La nuova dimensione psichiatrica dovrà essere caratterizzata da interventi innovativi.
Ci dovranno essere dei patti territoriali per la salute mentale, dei programmi sistematici di promozione ed educazione alla salute mentale nella scuola e nei luoghi di lavoro, dove il Dlgs. 626 parla solo della salute fisica. Ci dovranno essere gruppalità con auto-mutuo-aiuto con associazionismo dei pazienti, colloqui di salute mentale come intervento breve.
Occorreranno collaboratori di sostegno alla vita quotidiana, appartamenti personalizzati ed inserimenti etero-familiari con integrazioni economiche alle famiglie accoglienti dei pazienti.
Dovrà cambiare la tipologia degli operatori. Oggi uno psicologo clinico che esce dalla specializzazione sa fare una psicoterapia individuale ed usare i testi. Lo psichiatra sa fare una diagnosi, usare i farmaci e fare un po’ di psicoterapia.
In futuro dovranno saper fare un piccolo lavoro di management, essere esperti in relazioni umane, saper gestire dei gruppi e saper elaborare e gestire progetti di prevenzione e promozione della salute mentale.
Occorrerà quindi modificare le scuole di specializzazione.
Si dovrà andare verso una scienza della salute mentale che abbia come scopo la promozione ed il sostegno dell’esistenza dei soggetti mentalmente sofferenti. Un luogo dove dieci individui si incontrano e si raccontano le proprie allucinazioni è un luogo in cui si fa scienza. Potrebbe essere abolito il T.S.O.. Se riduciamo la nostra miopia si può andare verso mondi nuovi, ha concluso il Dr. Piccione.
Ha preso poi la parola il Dr. Serrano dicendo che, dall’esposizione fatta dal Dr. Piccione, sembrerebbe un bel futuro, ma non sono stati messi in evidenza i rischi. Infatti l’establishment psichiatrico mondiale scommette su una psichiatria schiacciata dalle neuroscienze.
Alcune attività previste per il futuro dal Dr. Piccione, la psichiatria livornese le sta già applicando nel presente. Un esempio è il gruppo di auto aiuto portato avanti dall’Associazione Mediterraneo.
Secondo il Dr. Serrano occorre capire non cosa fare, ma cosa si deve imparare a fare. Inoltre un piano sanitario regionale deve definire delle priorità per i problemi strategici. Per esempio chi si occupa dei quattordicenni? La loro storia si scopre quando essi si autopresentano nell’età adulta. e’ importante il problema del ciclo vitale. Il problema degli anziani si presenterà tra poco in maniera molto massiccia a causa della piramide demografica. C’è bisogno di un sapere metodologicamente critico.
Ha poi parlato il Dr. Corlito, direttore del Dipartimento di Grosseto. Il suo dipartimento cerca di sensibilizzare i dirigenti della Regione Toscana ai problemi della salute mentale.
Il Dr. Corlito ha dichiarato di sentirsi vicino al Dr. Piccione per la presenza del dubbio. La legge 180 ha infatti aperto in Italia un laboratorio di natura planetaria che il Dr. Piccione descrive nel libro. Durante la seconda guerra mondiale, nei lager, sono stati uccisi 6 milioni di ebrei, ma sono stati uccisi anche 600.000 malati di mente “ariani”. La questione della salute mentale è un problema sociale con cui primo o poi occorre fare i conti.
E’ in corso la quarta rivoluzione industriale, quella causata dalle macchine elettroniche che sfruttano le capacità superiori dell’uomo. Il sistema di valori su cui si basa questa società non riesce a governare né sulle baionette, né sulle testate nucleari.
Occorre fare una battaglia di civiltà, di qualità della vita.
Attualmente in toscana non è garantito che se uno sta male a Livorno abbia lo stesso trattamento che avrebbe se stesse male e Pistoia.
Il Dr. Piccione sostiene che dobbiamo spostare la psichiatria dal livello biologico a quello delle scienze umane.
Per quanto riguarda l’aziendalismo il Dr. Corlito non ne condivide l’efficacia perché, secondo lui, quello che crea la ricchezza del pianeta è il lavoro degli esseri umani e, invece, per quanto riguarda l’educazione delle nuove generazioni di operatori, non è per niente scontato che esse siano educate a lavorare sul territorio.
E’ venuto poi il turno della Dr.ssa Vincenza Quattrocchi del Distretto di Salute Mentale di Empoli. Secondo lei la situazione toscana non è delle peggiori. Si sono dovuti sfatare pregiudizi di incurabilità. Esiste un disagio che può durare tutta la vita, ma non una cronicità. Ad Empoli si lavora in gruppi i cui membri hanno diversità di formazione. Occorre lavorare in maniera più armoniosa col gruppo dell’infanzia quanto il terreno è ancora duttile e può essere modificato qualcosa. Servizio pubblico significa gruppo. Quello che cura nell’istituzione è la gruppalità. Ciò significa ammazzare ogni giorno la propria singolarità, ma arricchirsi in un gruppo. Nel gruppo, come tipo di cura, c’è la condivisione. Infatti, certe persone con estrema fragilità che si rifugiano in un’unica figura, per esempio un genitore, sono soggette allo stesso fenomeno nella cura individuale.
Ha preso poi la parola il Signor Diego Cerina, membro del Comitato Direttivo dell’Associazione Mediterraneo, un’associazione senza scopo di lucro nata nel ’98 e che conta una cinquantina di soci, un esempio da imitare che non disconosce i servizi sul territorio. Lo stare male non è una colpa. Possiamo parlare di leggi giuste e ingiuste, ma noi dell’Associazione Mediterraneo non aspettiamo che siano gli altri a salvarci. La salute è qualcosa che va costruito tutti insieme giorno dopo giorno.
A quest’ultimo intervento sono seguite le domande dei presenti.
Mauro PAPALE
Ingegnere Elettronico