IL BOMBARDAMENTO 60 ANNI DOPO

 Le case sono ricostruite, ma le macerie sono rimaste nell’anima

Intervista allo psicologo

ANTONIO LUCE

Presidente Istituto di Psicologia Archetipale

Siamo presso L’Istituto di Psicologia Archetipale di Cascina con il Presidente dr. Antonio Luce, psicologo.

Siamo venuti a parlare con lui della storia di uno dei suoi pazienti, in particolare della storia di una persona anziana, che chiameremo, per rispetto della privacy, Carlo.

Carlo è nato e vissuto a Pisa, è in pensione dal lavoro e potrebbe, e vorrebbe, impiegare al meglio tutto quel tempo che adesso ha finalmente a disposizione, dedicandosi per esempio a quei due nipotini che gli chiedono sempre di raccontargli di quando si girava per Pisa con il “barroccio”, si pescava nel fosso e si faceva il bagno nell’Arno. Niente dovrebbe interporsi fra un nonno desideroso di raccontare e dei nipoti desiderosi di ascoltare, e invece c’è qualcosa che fra loro si è posto ed è un qualcosa che a molte persone potrà sembrare strano e assolutamente semplice da affrontare : cinque piani di scale!

Sì perché Carlo non ce la fa a salire tutti quei gradini. E’ vero potrebbe prendere l’ascensore.

Ma lui non ce la fa.

Ha anche provato qualche volta ad entrarci in quel maledetto ascensore, ma non ce la fa.

E’ una sensazione che gli parte dallo stomaco e sale su, sale fino a fargli mancare l’aria e a martellargli alle tempie, una paura che lo assale tutte le volte che pensa di dover entrare in quella stanzetta piccola piccola e che gli fa perdere il controllo. Carlo soffre di claustrofobia da ascensore.

 Per ricercare la causa scatenante di questo disturbo dobbiamo andare indietro nel tempo…fino al 1943…

Carlo era un bambino nel 1943. In quell’Agosto del 1943 che nessuno di noi può dimenticare e tanto meno potrà dimenticarlo qualcuno dei sopravvissuti a quella giornata. Quell’Agosto che ha visto tante vite spezzate, case crollate, parti della città completamente rase al suolo sotto il bombardamento americano.

Carlo è sopravvissuto a quello che ha dovuto vedere e vivere, ma l’esperienza di quel giorno è rimasta con lui, non l’ha più abbandonato, andando a frapporsi per sempre fra lui e la sua vita quotidiana. Abbiamo di fronte una persona anziana, ma quel bambino che è dovuto fuggire e ripararsi in un tunnel nell’Agosto del 1943 parla attraverso di lui e racconta che quel giorno, in quel tunnel, che gli ha salvato la vita, le uscite erano rimaste bloccate dallo scoppio di una bomba…chi si era rifugiato lì era vivo, ma prigioniero. Il tunnel è rimasto bloccato solo per una decina di minuti, che però sono stati sufficienti a creare la situazione che vi abbiamo descritto.

Perché nella claustrofobia l’elemento scatenante è la mancanza della via di fuga, esattamente quello che si è verificato nel caso di cui vi abbiamo parlato. Oggi Carlo ha superato questo problema con l’aiuto dell’Istituto di Psicologia Archetipale e può vivere serenamente senza quegli impedimenti. Quello di Carlo però non è un caso isolato.

Le persone nate a Pisa tra il 1934 e il 1940 che avevano, nell’anno del Bombardamento, un’età compresa tra i tre e i dieci anni, una fascia d’età estremamente sensibile a traumi che rimangono impressi dentro di noi per tutta la vita. Molte altre persone hanno vissuto nel 1943 ciò che ha vissuto Carlo e purtroppo hanno vissuto, o subiscono ancora, quelle conseguenze che Carlo ha dovuto sopportare per tanti anni, anche dopo che quel giorno sembrava ormai divenuto solo un orribile ricordo. Negli studi condotti dal dr. Luce su un numeroso campione di persone emerge che proprio l’aver vissuto il Bombardamento e quindi il trovarsi in situazioni analoghe a quella raccontata, si può considerare la principale causa di claustrofobia in questi anziani.

Per quanto riguarda altre cause scatenanti della claustrofobia da ascensore per le altre fasce di età, sempre riscontrate su Pisa, il dott. Luce ha focalizzato l’attenzione su tutte quelle situazioni in cui venga a mancare una via di fuga:

·         L’essere stati rinchiusi in un luogo senza la possibilità di uscirne: per una punizione o per un gioco di amici o coetanei

·         L’essere stato rinchiuso da un genitore nella propria stanza, anche se questa non era stata chiusa a chiave

·         L’essere rimasto chiuso in un ascensore, o in un altro luogo senza poterne uscire

·         L’aver subito un intervento chirurgico in anestesia generale ed aver avuto una paura folle di non risvegliarsi più…

Inoltre tutte queste situazioni di disagio sono alla base anche di un’altra patologia: la paura di volare. Il comune denominatore di queste due fobie è quindi la mancanza della via di fuga  oltre chiaramente agli enormi disagi che creano a chi ne soffre.