A cura del dr. ANTONIO LUCE
Psicologo- Presidente Istituto di Psicologia Archetipale
L’Istituto di Psicologia Archetipale, dopo un quinquennio di analisi fatto in Toscana e nel Lazio nelle Province di Pisa, Livorno, Firenze e Roma ha scoperto che esistono claustrofobie di primo livello derivanti da traumi infantili e di secondo livello definite “situazionali”.
La base che accomuna gli eventi traumatici che innescano un processo di claustrofobia, è rappresentata dalla sensazione di non avere una via d’ uscita fisica o psicologica.
La claustrofobia di primo livello, si innesca dopo un evento traumatico e persisterà sicuramente per tutta la vita. Ad esempio come nel caso di Gianni che, all’età di 12 anni, rimane chiuso in un ascensore per un’ ora e mezza; da quel momento in poi eviterà l’ascensore per paura che gli ricapiti l’evento traumatico. Altro caso interessante è quello di Maria,, una donna che da piccola è stata mandata in un collegio contro la propria volontà. Maria racconta di quando la sera, per paura che chiudessero la porta della camerata, lasciando tutti nel buio più completo, preparava con dei fogli delle palle di carta che poneva come spessore affinché la porta non potesse essere chiusa del tutto in modo da vedere le luci nel corridoio. Il trauma subito per l’abbandono da parte della famiglia aveva innescato la paura di rimanere sola, chiusa in un luogo buio, senza speranza, ma soprattutto senza alcuna via d’uscita. Maria, infatti, quando non riusciva a vedere le luci nel corridoio perché la porta della camerata veniva chiusa totalmente, trascorreva con ansia notti insonni e soprattutto con il continuo terrore di rimanere intrappolata per sempre senza alcuna via di scampo. Questo stato d’animo molto stressante, ha portato Maria a non prendere l’ascensore poiché rappresenta per lei quel luogo chiuso che a livello inconscio le richiama le notti insonni passate al buio in collegio.
La claustrofobia Situazionale o di secondo livello, invece rimane latente per diversi anni e scoppia manifestando tutta la sua potenza quando il soggetto vive una claustrofobia che noi abbiamo definito “situazionale”. Ad esempio Francesco, dirigente della propria azienda e proprietario dell’immobile della medesima, all’età di 40 anni, tutto ad un tratto, scopre di avere la paura di prendere l’ascensore e pertanto si trova costretto a fare dieci rampe di scale per raggiungere il proprio ufficio, tutti i giorni per quattro volte al giorno. La domanda che tutti si pongono è come mai una persona che ha usato l’ascensore per tanti anni, all’improvviso deve fare le scale perché ha paura di salirci. Domanda alla quale anche Francesco non sapeva rispondere. Da un’attenta analisi delle dieci cause sintomatiche (padre, madre, famiglia, amici, affettività, sessualità, hobby, lavoro, mente e corpo) abbiamo capito che il soggetto stava vivendo una situazione famigliare (claustrofobia situazionale) senza una via d’uscita. Francesco, infatti, voleva divorziare dalla moglie che lo ricattava sia affettivamente, minacciando che non gli avrebbe fatto più vedere i figli, che professionalmente poiché avrebbe confessato alla guardia di finanza le frodi fiscali da lui commesse. Concludendo la Claustrofobia Situazionale si innesca perchè il soggetto oggi vive una coercizione mentale, cioè è costretto a fare cose che lui non vorrebbe fare, e pertanto innesca un meccanismo di difesa che lo porta a stare male in tutti quei posti in cui non esiste via d’uscita.
Abbiamo riscontrato che i più importanti eventi traumatici che contribuiscono a sviluppare la claustrofobia di primo livello si verificano nelle seguenti fasce d’età:
Infanzia
Essere stati rinchiusi in un luogo chiuso per punizione o per una casualità, ad esempio in bagno, o in un qualsiasi luogo privo di una via di fuga (Coercizione Fisica);
Prima fase dell’adolescenza:
Essere rimasti chiusi in ascensore (Coercizione Fisica);
Essere stati chiusi in un garage da coetanei o amici (Coercizione Fisica);
Essere stati puniti da un genitore che ha obbligato il figlio a stare chiuso nella propria stanza, senza che questa fosse chiusa a chiave ed anche a digiuno (Coercizione Psicologica);
Adolescenza inoltrata:
Aver subito un intervento chirurgico in anestesia generale durante il quale il soggetto ha avuto una paura folle di non risvegliarsi più (Coercizione Fisica);
Consultando il sito Fobie.com è possibile sostenere un test per valutare il profilo del trauma che il soggetto ha vissuto.