RUBRICA: VETERINARIA

   Attenti ai gatti, potrebbero essere malati senza mostarne i segni                  

                                  “Malattia da graffio del gatto”

                     Possono contagiare l’uomo con i propri artigli                 

 

                                                        A cura del dr. Massimo Sassetti (veterinario)

                                               Spec. Malattie dei piccoli animali

 

(tratto da Gnews Febb.’02)

Gli artigli dei felini sono una micidiale arma di offesa e pochi proprietari di gatti possono affermare di

non aver mai avuto a che fare con qualche zampata, anche a fin di gioco, del loro beniamino. A volte

purtroppo però il graffio può provocare, al di là di dolore e infiammazione locali, una vera e propria

malattia chiamata appunto ”malattia del graffio da gatto”.

Responsabile di questa patologia è un microorganismo denominato Bartonella Henselae, un batterio che

vive e si moltiplica nei globuli rossi del gatto. Dal sangue di quest’ultimo viene poi veicolato alle ghiandole

salivari quindi alla bocca ed infine alle unghie col leccamento delle stesse. Il batterio permane attivo nel sangue anche per due anni e di solito, nel gatto la malattia decorre asintomatica ad eccezione di sporadici

e lievi episodi febbrili, leggeri ingrossamenti dei linfonodi e stomatiti soprattutto in soggetti colpiti da

sindromi da immunodeficienza felina(fiv).

I maggiori portatori della malattia sembrano essere i soggetti più giovani ed un veicolo della patologia tra

i felini sembra essere la pulce. La malattia nell’uomo ha un periodo d’incubazione variabile, che oscilla

da 7 a 21 giorni. Sono documentate una forma tipica e delle forme atipiche. La forma tipica si manifesta

con un arrossamento ed un gonfiore a livello della ferita determinata dal graffio con conseguente ingrossamento dei linfonodi vicini (adenomegalìa) che può durare settimane o addirittura mesi associato

a volte a sintomi non specifici come febbre, malessere generale, dolori muscolari e nausea.

Le forme atipiche, determinate dall’irruzione di germi cosiddetti opportunisti sono caratterizzate da

encefalopatie (7 %), congiuntivite palpebrale (5%) , polmoniti; infine forme gravi, caratterizzate essenzialmente da sintomatologia neurologica, si possono verificare in soggetti immunodepressi come

malati da hiv o persone con organi trapiantati sotto terapia con farmaci antirigetto. Il decorso e la

prognosi in soggetti sani sono assolutamente benigni. Una terapia a base di antibiotici ad ampio spettro

consente di risolvere la patologia in alcune settimane.

La profilassi della malattia deve basarsi sulla adozione di misure igieniche generali, ovverosia evitare di esporre ferite aperte al contatto col gatto, pulire e disinfettare prontamente lesioni da graffio e da morso;

inoltre una adeguata lotta alle pulci dell’animale riduce sicuramente il grado di diffusione del batterio.

Infine è importante sottolineare che una volta superata la malattia si instaura un’immunità che persiste per tutta la vita.