I
paradisi
tropicali
sono
davvero
così
lontani?
Turismo:
Perché
scegliamo
spesso
viaggi
a
lunga
distanza
Un’Italia
che
non
ha
niente
da
invidiare
a
mete
internazionali
A cura di CARLO CECCARINI
Non
molto
tempo
fa,
nel
cercare
alcune
diapositive
delle
vacanze
al
mare,
ho
combinato
un
pasticcio:
ho
fatto
cadere
a
terra
un
contenitore
da
500
diapositive
scattate
durante
i
soggiorni
in
Sardegna,
nelle
Maldive,
nelle
Antille,
in
Corsica,
a
Zanzibar,
in
Capraia.
Passato
l’attimo
d’ira,
ho
iniziato
la
paziente
opera
di
riordino,
mi
sono
subito
trovato
in
grande
difficoltà,
non
riuscivo
a
distinguere
la
spiaggia
di
Palombaggia
da
quella
di
San
Juan
de
Puertorico,
le
scogliere
di
Cala
rossa
da
quelle
di
Tenerife.
A
questo
punto
mi
sono
visto
costretto
ad
una
riflessione.
Perché,
nei
miei
ricordi
vacanzieri,
i
posti
lontani
mi
sembrano
decisamente
più
belli
di
quelli
situati
a
due
passi
da
casa?
Sono
veramente
più
belli
o
le
ingenti
spese,
le
angosce
e
i
disagi
sopportati
in
seimila
chilometri
e
ventisei
ore
di
viaggio
mi
inducono
a
farmeli
ricordare
stupendi
onde
non
avere
il
sospetto
di
aver
fatto
un
gioco
che
non
vale
la
candela?
Ho
allora
deciso
di
fare
una
proiezione
incrociata
di
diapositive
aventi
come
soggetto
le
varie
località
visitate,
abbandonando
il
solito
schema
della
visione
a
soggetto
unico.
Ahimè, ho dovuto constatare che il golfo di Rondinara, la baia di Tizzano, il golfo di Porto, e l’insenatura della Girolata (Corsica) Cala Luna, l’isolotto di Budelli, Stintino, Isola piana, Cala Fico, Baia Saraceno, Cala Liberotto (Sardegna) Punta Zenobito, Cala Rossa, (Capraia) Scopello, Tindari, Cala Junco (Sicilia) hanno ben poco, per non dire niente, da invidiare alle più celebrate località cosiddette “da sogno”.
Ho
dovuto,
mio
malgrado,
riconoscere
che
la
vacanza
in
mari
lontani
non
ne
esce
indiscussa
vincitrice;
ed
allora,
perché
continuo
a
percepire
la
quasi
necessità
di
trascorrere
le
anelate
vacanze
estive
in
siti
molto
distanti
dalla
nostra
Italia?
Mi
sono
“narrato”
che
sono
attratto
dalle
antiche
civiltà,
dal
prendere
contatto
con
popoli
con
usi
e
costumi
diversi
dai
nostri,
ma
anche
di
questa
giustificazione
non
sono
riuscito
ad
averne
un
pieno
convincimento.
Certamente
i
Maori
hanno
riti
diversi
dai
nostri,
ed
il
rito
dei
mammutones?
Non
desta
abbastanza
interesse
solo
perché
si
svolge
in
Sardegna,
isola
con
il
difetto
di
essere
eccessivamente
vicina?
Indubbiamente
vale
la
pena
di
visitare
i
giganti
dell’Isola
di
Pasqua
con
il
loro
carico
di
mistero,
ma
non
meno
misteriosi,
anche
se
meno
imponenti
e
famosi,
i
menhir
di
Filitosa
e
i
dolmen
sparsi
in
buona
parte
della
Corsica,
le
Domus
de
Jana,
i
Tofet,
i
Nuraghe,
le
Tombe
dei
Giganti
dislocati
un
po’
in
tutta
la
Sardegna,
e
con
meno
carica
di
arcane
provenienze,
ma
certamente
con
un
carico
di
storia
non
indifferente,
le
vestigia
greche
e
romane
sparse
su
tutte
le
isole
vicine
all’Italia,
dalla
Sicilia
alla
Sardegna
all’Elba
fino
alle
Tremiti.
Non
mi
passa
certo
per
la
mente
di
fare
paragoni
fra
le
antiche
civiltà
apparse
nel
corso
dei
secoli
in
varie
zone
del
mondo,
ognuna
ha
le
proprie
particolarità
e
tutte
quante
sono
estremamente
interessanti,
e
tanto
meno
mi
passa
per
la
mente
di
stilare
una
graduatoria
di
quale
valga
la
pena
essere
visitata.
Al
momento
che
dentro
di
noi
compare
l’interesse
irrefrenabile
di
andare
a
conoscere
la
civiltà
di
Nauru
(Micronesia)
e
si
hanno
tempo,
mezzi
e
una
accennata
predisposizione
al
masochismo,
non
vedo
nessuna
ragione
valida
che
giustifichi
il
dover
rinunciare
a
tale
soddisfazione.
Allora,
se
né
le
bellezze
naturali,
né
l’interesse
etnologico,
sono
sufficienti
a
dare
piena
giustificazione
alla
profusione
di
risorse
di
tempo,
denaro
e
stress
fisio-psicologico
insiti
nei
viaggi
a
lunga
distanza,
cos’è
che
me
li
fa
desiderare?
Vorrei
tanto
non
avere
una
risposta
da
dare,
ed
invece
pian
pianino,
con
la
massima
circospezione,
non
senza
imbarazzo,
mi
costringo
a
mettere
al
nudo,
quello
che
le
mie
circonvoluzioni
celebrali
hanno
tentato,
fino
all’ultimo,
di
tenere
celato
alla
mia
parte
razionale.
Il desiderio del “lontano il più possibile” è dovuto, in parte dominante, alla mia mania di protagonismo, al mio godere nel poter raccontare di cose che fanno sensazione, non importa se la trasparenza dell’acqua della spiaggia di Tuanatu si avvicina a quella della spiaggia rosa di Budelli, la valenza del racconto, l’eccezionalità, il mio trionfo, stanno tutti nelle novemila miglia che la separano dall’Italia.
Passare
due
settimane
su
un
isolotto
di
quattro
chilometri
quadrati,
avendo
a
disposizione
una
capanna
di
pescatori
abbastanza
malmessa,
situato
a
poche
miglia
dall’italico
bagnasciuga
sarebbe
per
me
e
per
una
gran
parte
dei
miei
connazionali
una
quasi
idiozia,
ma
se
lo
stesso
identico
isolotto
fa
parte
dell’arcipelago
delle
Maldive…..allora
si
che
è
una
vera
chicca!
Un
paradiso!
(Ma
c’è
sempre
vento
in
paradiso?)
Mi
vedo
costretto
ad
abbandonare
il
modo
ironico
con
cui
ho
trattato
l’argomento,
per
non
incorrere
nelle
ire
delle
agenzie
di
viaggi.
Ironia
a
parte,
non
ho
niente
contro
chi
trova
soddisfazione
a
fare
grandi
viaggi,
anzi!
Il
mio
scopo
è
quello
di
difendere
le
bellezze
a
noi
fisicamente
vicine,
troppo
spesso
sottovalutate
o
non
prese
neppure
in
considerazione
solo
perché
non
fanno
“tendenza”.
Raccontiamo
pure,
con
giustificata
soddisfazione,
i
nostri
“viaggioni”,
ma
facciamo
il
possibile
affinché,
oltre
che
a
farci
sentire
importanti,
ci
facciano
crescere
dentro,
che
ci
instillino
la
voglia
di
conservare
le
bellezze
della
natura,
che
il
conoscere
altri
popoli,
altre
culture,
ci
faccia
apprezzare
sempre
di
più
il
rispetto
per
gli
altri
uomini
anche
se
con
tradizioni
e
storia
diversa
dalla
nostra.
Buon
viaggio!.