Quali
sono
i
problemi
di
un’abitudine
che
occorre
perdere
INTRODUZIONI
DI
SPECIE
ESOTICHE
I
nostri
corsi
d’acqua,
non
più
così…naturali
A
cura
di
CARLO
CUOCO
Salvaguardia dell’integrità ecologica e genetica della fauna delle acque interne italiane. Illogico o auspicabile? Le introduzioni che si sono perpetrate sin dalla metà del secolo scorso, hanno modificato la fauna in maniera inequivocabile. Gli studiosi definiscono l’introduzione come “l’immissione di un’entità faunistica in un’area posta al di fuori del suo areale di distribuzione”. Ma entriamo nel dettaglio del problema.
Alcuni
casi
sono
di
enorme
impatto
biologico
perché
hanno
lasciato
una
loro
indelebile
impronta
nel
complesso
delle
reti
trofiche
della
comunità
vivente
delle
acque
interne
italiane.
Il
siluro
(Silurus
glanis)
specie
appartenente
alla
famiglia
dei
Siluriformi,
è
solo
un
esempio
di
una
lista
numerosa
di
specie
che
sono
state,
per
motivi
diversi,
introdotte
nei
nostri
fiumi
e
nei
nostri
laghi.
Ma
quali
sono
i
motivi
che
hanno
spinto
questa
pratica?
Si
parte
dai
motivi
commerciali,
alla
lotta
biologica,
alla
pesca
sportiva
per
arrivare
alle
cause
accidentali.
Il
siluro
è
stato
introdotto
nelle
nostre
acque
per
la
pesca
sportiva:
in
breve
tempo
questo
predatore,
ha
modificato
il
delicato
equilibrio
che
si
era
stabilito
nel
corso
dei
secoli.
Ma,
perché?
Sono
pesci
onnivori,
si
nutrono
di
un
po’
di
tutto
quello
che
trovano
a
disposizione:
dai
più
piccoli
invertebrati
fino
ai
crostacei
di
più
grandi
dimensioni,
di
pesci
e
addirittura
anche
piccoli
mammiferi.
Questa
specie
ha
trovato
l’habitat
ottimale,
specie
nei
grandi
fiumi
del
nord
e
del
centro
Italia.
Mentre
da
una
parte
ci
sono
i
pescatori
che
vedono
di
buon
occhio
l’incremento
della
quantità
di
pesce
disponibile,
dall’altra
gli
scienziati
condannano
quest’attività
quando
è
condotta
in
maniera
scellerata
come
è
avvenuto
in
passato.
Può
capitare
che
una
specie
riesca
ad
integrarsi
perfettamente
in
un
nuovo
ambiente
anche
al
di
fuori
del
suo
habitat
naturale,
senza
determinare
un
effettivo
pericolo
alle
altre
specie,
e
in
questo
caso
l’introduzione
avrebbe
avuto
soltanto
una
“minima
conseguenza”:
ma
comunque
il
delicato
complesso
di
interazioni
della
catena
alimentare
viene
intaccata
irrimediabilmente.
Le
introduzioni
non
portano
tutte
a
risultati
identici:
può
scomparire
una
specie
perché
sfavorita
in
una
competizione
per
il
cibo
con
una
specie
introdotta;
ci
può
essere
inquinamento
genetico
quindi
la
comparsa
di
nuove
specie
ecc…
tutti
fenomeni
poco
controllabili
e
quindi
non
rimediabili.
C’è
un
caso
che
riguarda
un
crostaceo
e
che
negli
ultimi
anni
ha
fatto
molto
parlare
di
se:
il
gambero
della
Lousiana
(Procambarus
clarkii).
Questo
Decapode
ha
avuto
un
impatto
enorme
sulla
nostra
fauna:
le
sue
caratteristiche
fisiologiche
e
biologiche
(fra
le
quali
l’alta
capacità
riproduttiva,
la
resistenza
alle
malattie
e
ai
corsi
d’acqua
inquinati,
la
dieta
onnivora)
sono
tali
da
avergli
consentito
di
svilupparsi
e
colonizzare
ampi
territori.
L’attività
di
scavo
operata
da
questa
specie
nella
costruzione
delle
tane
danneggia
argini
di
canali,
fiumi
e
laghi
compromettendo
la
naturale
stabilità
delle
sponde
stesse,
ma
non
solo:
aumenta
la
torbidità
dell’acqua
riducendo
la
penetrazione
della
luce
solare
e
sfavorendo
quindi
la
fotosintesi
algale.
La
loro
dieta
è
composta
sia
da
materiale
vegetale,
molluschi,
insetti,
anfibi,
pesci,
comprese
le
uova
e
può
quindi
portare
alla
perdita
di
alcune
specie
autoctone.
Per
cui
una
corretta
gestione
del
patrimonio
naturale
è
la
condizione
necessaria
per
non
snaturare
le
comunità
biologiche
che
sono
il
risultato
di
milioni
di
anni
di
evoluzione…